Disfunzione cognitiva nell’animale anziano

Disfunzione cognitiva nell’animale anziano

Disfunzione cognitiva nell’animale anziano

In questo articolo ci occuperemo soprattutto del cane, in quanto è la specie in cui queste patologie sono stati maggiormente studiate e in cui generalmente è più facile notare queste modificazioni. Le disfunzioni cognitive possono tuttavia avvenire in tutte le specie quando un soggetto raggiunge una certa anzianità.

Quando viviamo con un animale, una delle idee che più ci inquieta è vederlo invecchiare e sapere che un giorno ci lascerà.

Durante il processo di invecchiamento può succedere che il sistema nervoso vada incontro a dei fenomeni degenerativi che alterano il comportamento e le abitudini del soggetto, il quale potrebbe cominciare a fare alcune cose che ci possono sembrare strane e che fino ad allora non aveva mai fatto.

Questa sindrome, come moltissimi altri disturbi legati all’età, sono diagnosticati sempre più frequentemente grazie all’aumento vertiginoso dell’aspettativa di vita degli ultimi decenni. Oggi
infatti, grazie all’avanguardia della medicina veterinaria e ad una maggior consapevolezza da parte dei proprietari nel considerare gli animali come componenti della famiglia, è all’ordine del giorno vedere cani di piccola taglia o gatti oltre i 13-14 anni e cani di grossa taglia oltre i 10.

I sintomi della disfunzione cognitiva

Durante il processo di invecchiamento è normale un lieve decadimento delle facoltà mentali, oltre che fisiche. In alcuni casi però, con un processo simile alla demenza senile e al morbo di Alzheimer umani, anche il cervello degli animali subisce delle degenerazioni che si manifestano attraverso alcuni sintomi appartenenti a queste categorie:

  • Disorientamento: restare immobili davanti a oggetti o punti, non rispondere a stimoli ai quali di solito rispondeva (es.citofono), non ricordarsi la strada di casa.
  • Alterazione sonno/veglia: dormire di giorno e stare svegli di notte camminando o abbaiando/miagolando.
  • Alterazione delle interazioni sociali: non riconoscere membri della famiglia sia umani che animali, mostrare paura o aggressività verso individui conosciuti.
  • Alterazione apprendimento e memoria: non rispondere a comandi conosciuti e difficoltà a impararne di nuovi, urinare o defecare in casa.
  • Alterazione livello di attività: diminuzione di comportamenti esploratori o di gioco, mostrare comportamenti ripetitivi (camminare in cerchio o senza meta, leccarsi continuamente…).
  • Aumento dell’ansia: soprattutto in assenza dei proprietari, spesso manifestati con iperagitazione, salivazione, abbaio o miagolio...

Molti proprietari quando vedono uno o più di questi segni non si preoccupano e non portano il proprio animale dal veterinario perché: “è normale…sta invecchiando” oppure “tanto non si può
fare niente”. Innanzitutto è importante puntualizzare che, pur predisponendo a molte patologie, la vecchiaia non è una malattia!

Consideriamo innanzitutto che talvolta dietro ad una modificazione comportamentale c’è una patologia che crea disagio e non gli permette di comportarsi come di consueto. Trattando quindi la causa sottostante si notano non solo notevoli miglioramenti nelle condizioni cliniche del paziente, ma spariscono molti atteggiamenti particolari che l’animale mostrava.

Qualora invece non vengano riscontrate altre disfunzioni, è probabile che si tratti della sopracitata sindrome di disfunzione cognitiva. Com’è facile immaginare non è una condizione curabile, ne si può far regredire.

Come rallentare la progressione degenerativa del sistema nervoso

È importante sapere però che se diagnosticata precocemente, cioè quando il paziente manifesta comportamenti alterati solo in modo lieve o periodicamente, può essere trattata da un punto di vista comportamentale, alimentare e talvolta farmacologico, in modo da rallentare la progressione degenerativa del sistema nervoso e donare più tempo e soprattutto di miglior qualità al nostro amico a quattro zampe.

Uno dei consigli che possiamo dare è stimolare continuamente il vostro cane da un punto di vista cognitivo e comportamentale, cercando di tenerlo allenato, insegnandogli nuovi comandi e non facendogli dimenticare quelli che già conosce, non tenerlo chiuso in casa solo perché fa più fatica a camminare ma continuare a farlo socializzare.

Può essere utile, quando possibile, stabilire una routine fissa per quando riguarda le principali attività (per esempio tenere gli stessi orari dei pasti e delle uscite), in modo che l’individuo
percepisca un maggior senso di controllo e sicurezza.

Se siete quindi stati bravi e fortunati da vedere il vostro animale invecchiare, qualora cominciaste a notare qualcuno dei comportamenti sopra indicati, parlatene col veterinario: in ogni caso vi potrà dare una mano per assistere al meglio il vostro amico durante il suo ultimo periodo di vita.

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