L’otite del cane è un problema tanto comune quanto fastidioso, in grado di provocare notevole disagio al nostro animale.
La gran parte dei casi di otite del cane nasce come otite esterna, ossia un’infiammazione delle strutture dell’orecchio esterne alla membrana timpanica. L’otite esterna può interessare uno o entrambi gli orecchi e si manifesta con dolore di intensità variabile.
Tipicamente, il cane colpito da otite mostra riluttanza alla manipolazione dell’orecchio (occhio ai morsi!), scuotimento frequente e rotazione laterale della testa. In casi gravi, il dolore esteso all’articolazione temporo-mandibolare può causare mostrare difficoltà alla masticazione ed all’apertura della bocca. Arrossamento e lesioni da grattamento della zona auricolare, nonché scolo di materiale maleodorante, possono anche essere presenti.
Le principali cause di otite
L’otite è una patologia dalla natura complessa, la cui origine è spesso da ricercare in un insieme di cause.
Tra le cause primarie di otite vi sono le patologie della cute (dermatite atopica in primis, ma anche infiammazioni da contatto con sostanze irritanti ed allergie alimentari) ed i parassiti (acari) delle orecchie. Cause meno frequenti sono poi rappresentate da corpi estranei – tipicamente nelle razze a pelo lungo e orecchie pendule – ed anomalie anatomiche congenite e acquisite del condotto uditivo.
Tutti i fattori precedenti sono in grado di causare infiammazione dell’orecchio esterno di per sé. Inoltre, sono in grado di facilitare la replicazione delle popolazioni batteriche (cocchi, Psedomonas e Proteus tra gli altri) e fungine (Malassezia) comunemente rinvenibili nelle orecchie degli animali sani, ma in grado di esercitare un’azione patogena e complicatrice in caso di crescita eccessiva.
Particolare attenzione va poi posta su alcuni fattori che – seppure non siano causa di otite – determinano delle condizioni favorevoli al suo instaurarsi: razze con orecchie pendule e con molti peli all’interno del condotto uditivo, razze maggiormente soggette a problemi dermatologici, e soggetti che passano molto tempo in acqua sono tutti predisposti a sviluppare otiti con maggiore frequenza.
L’importanza della diagnosi veterinaria
Un corretto e tempestivo approccio diagnostico è essenziale per assicurare una guarigione soddisfacente del paziente.
Episodi persistenti e ricorrenti di infiammazione, infatti, possono favorire la cronicizzazione del problema e ridurre notevolmente le probabilità di successo terapeutico. Processi infiammatori particolarmente intensi o persistenti, inoltre, possono portare alla rottura della membrana timpanica, con estensione del processo alle porzioni più interne dell’orecchio: il coinvolgimento delle strutture nervose poste all’interno dell’orecchio medio può provocare manifestazioni neurologiche come paralisi del nervo facciale e del tronco simpatico (sindrome di Horner), mentre l’infiammazione dell’orecchio interno può esitare in una sindrome vestibolare caratterizzata da testa ruotata, alterazioni dell’equilibrio e nausea.
La visita clinica veterinaria – associata alla valutazione dell’orecchio tramite osservazione otoscopica ed analisi microscopica di campioni di cerume – permette di indagare le cause alla base dell’infiammazione, l’estensione del processo e di applicare il piano terapeutico più indicato. La scelta di una terapia appropriata rappresenta un fattore di primaria per evitare la persistenza del problema. L’applicazione di prodotti otologici non adatti alla problematica, a dosi e con frequenza inappropriata possono provocare fenomeni di antibiotico resistenza e irritazione del condotto uditivo, due fattori responsabili della refrattarietà alle cure di molti casi di otite.
Cosa può fare il proprietario?
Come già detto, una diagnosi precoce è essenziale (repetita iuvant!). Un’attenta osservazione del vostro animale vi permetterà di identificare i segni clinici indicativi di un problema all’orecchio: arrossamento della cute auricolare, scuotimento frequente della testa, presenza di scolo e dolore alla palpazione dell’orecchio dovrebbero essere sempre indagati fissando un appuntamento per una visita otologica veterinaria.
Altro segno che potrebbe indurre il sospetto di otite – pur di lieve entità – soprattutto nei cani con orecchie pendule è la presenza di piccole ulcere e croste triangolari ai margini dei padiglioni auricolari, o persino di un otoematoma (una raccolta di sangue tra le cartilagini del padiglione auricolare, che assume un aspetto rigonfio). In questi casi, una buona accortezza sarebbe quella di applicare un collare elisabettiano, in modo da impedire al cane di grattarsi l’orecchio fino al momento della visita veterinaria.
È bene ricordare che le orecchie sane dei nostri animali sono in grado di eliminare autonomamente la sporcizia ed il cerume in eccesso. Le “orecchie sporche” sono sempre segno di un’alterazione di tale capacità, che può predisporre ad otite come esserne la conseguenza. La pulizia periodica delle orecchie, in assenza di tale alterazione, è da evitare per non incorrere nel rischio di irritare eccessivamente la cute. Anche la detersione con acqua è sconsigliata, in quanto un ambiente molto umido è in grado di favorire la sovracrescita microbica.
Allo stesso modo, l’utilizzo di soluzioni otologiche detergenti andrebbe effettuato solo su consiglio del medico veterinario, impiegando i prodotti indicati (non profumati!) ai dosaggi ed alle frequenze consigliate. L’applicazione di farmaci locali senza ricetta medico veterinaria è fortemente sconsigliata, sia per il rischio di favorire la selezione di ceppi microbici resistenti, sia per il rischio di potenziali reazioni avverse, soprattutto in caso di membrana timpanica lesionata.
E nel gatto?
Analogamente a quanto detto per i cani, gatti che mostrano eritema e grattamento della zona auricolare, abbondante cerume di colore scuro, scuotimento e/o testa ruotata di lato sono fortemente sospetti di soffrire di otite.
Anche le cause di otite dei nostri gatti sono in gran parte sovrapponibili a quelle già elencate per il cane. Rispetto ai loro cugini canini, i gatti sono decisamente meno soggetti a corpi estranei auricolari, mentre sono più facilmente soggetti ad otiti microbiche (in particolare da lievito Malassezia) in corso di malattie sistemiche, allergiche e stati fisiologici predisponenti (ad esempio la gravidanza). In aggiunta, una causa di otite molto più frequente nella specie felina sono i polipi infiammatori. I polipi, fortemente associati a infezioni virali ricorrenti delle vie aeree superiori, possono crescere nelle tube uditive dei gatti fino ad invaderne l’orecchio esterno e medio. La diagnosi, in questo caso, si avvale della diagnostica per immagini, e la terapia chirurgica consiste nell’asportazione dei polipi.
La struttura anatomica dell’orecchio dei gatti li rende estremamente sensibili alle sostanze applicate per via otologica, con elevato rischio di ototossicità. Per questo motivo, l’utilizzo di qualsiasi prodotto otologico deve essere effettuato con estrema cautela e sempre a seguito di indicazione medico veterinaria.