Il coniglio (che non è un roditore come i topi, le cavie, gli scoiattoli e i criceti, ma appartiene all’ordine dei lagomorfi assieme alle lepri) è uno degli animali che negli ultimi anni si sta sempre più diffondendo nelle nostre case come compagno. Per questo motivo anche la medicina dedicata a queste creature è sempre più all’avanguardia e si sta avvicinando sempre di più a quella di cane e gatto.
Negli ultimi anni si sono diffusi protocolli vaccinali in grado di prevenire le principali patologie virali a cui possono andare incontro questi animali, anche in caso vivano solamente in casa.
In questo articolo sono spiegate brevemente le malattie che colpiscono i conigli e nei confronti delle quali è consigliata la vaccinazione.
Mixomatosi
È una malattia virale (causata da un poxvirus, appartenente alla stessa famiglia di quello che causa il vaiolo) molto grave che può essere trasmessa da conigli infetti o tramite vettori, in particolare artropodi come zanzare e pulci. Il virus si diffonde velocemente in tutto il corpo attraverso il sangue.
I sintomi si verificano 4-5 giorni dopo il contatto col patogeno e comprendono:
- inizialmente lesioni cutanee nella zona del punto di inoculo
- dopo pochi giorni si gonfiano e ispessiscono le palpebre facendo in modo che gli occhi rimangano completamente chiusi. Questo gonfiore colpisce anche altre parti del corpo come orecchie e narici (dalle quali possono fuoriuscire essudati purulenti), ma anche genitali, labbra e sono presenti anche dei nuduli che tendono successivamente ad ulcerarsi e a perdere sangue.
Vi è anche una forma atipica o respiratoria della patologia che è più rara, presenta incubazione più lunga, sintomi soprattutto respiratori e a carico di naso, occhi e genitali.
La morte sopraggiunge per impossibilità di alimentarsi o per infezioni batteriche secondarie, generalmente nell’arco di pochi giorni/settimane, in base a quanto sono acuti i sintomi e alla loro gravità.
In Italia è diffusa soprattutto al nord e la mortalità sfiora il 100%.
Malattia emorragica virale
È un’altra patologia virale, causata da un calicivirus, acuta e letale.
Sono presenti 2 varianti: RHDV (dall’inglese rabbit hemorragic disease virus) di tipo 1 e 2, quest’ultima più recente e contro la quale esiste un vaccino solo da pochi anni.
Il virus è estremamente resistente in ambiente è viene trasmesso da soggetti infetti sia per contatto diretto sia indiretto, ovvero da cibo o oggetti inanimati (per esempio scarpe o peli o insetti).
Dopo pochi giorni di incubazione, si manifesta la malattia che può avere diversi decorsi:
- iperacuta: sopraggiunge la morte in pochissime ore senza che il proprietario in molti casi faccia
tempo ad accorgersi. - acuta: compare febbre, abbattimento, in alcuni casi convulsioni e altri sintomi neurologici. Dopo
12/36 ore il paziente muore. - in caso di forma subacuta o cronica può comparire ittero (la pelle diventa gialla), letargia e morte
in poche settimane per problemi epatici.
Uno dei segni distintivi di tale patologia è, come suggerisce il nome, la comparsa di emorragie, in particolare dal naso. La mortalità della malattia emorragica è mediamente del 90% ed è diffusa specificatamente in Europa. Queste patologie non possono essere trasmesse ad altri animali da compagnia, ne tantomeno all’uomo.
Entrambe sono patologie presenti in Italia, estremamente gravi e contro le quali non vi è un vero e proprio trattamento: l’unica terapia è somministrare terapie di supporto, antibiotici contro le infezioni secondarie e sperare che si verifichi uno dei rarissimi casi in cui i sintomi clinici non siano estremamente gravi.
Per questo motivo è fondamentale la vaccinazione preventiva, da eseguire dopo una visita accurata ogni 6 o 12 mesi in base alla patologia ed al tipo di vaccino.
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